Alla
testina o fonorivelatore è demandato un ruolo estremamente delicato e gravoso
che consiste nel trasdurre il segnale meccanico, presente nei solchi sotto forma
di modulazioni, in elettrico.
In linea teorica questo compito può
essere suddiviso in due fasi, una prettamente meccanica che consiste nelle rilevazioni
delle informazioni presenti nel solco ed una imperniata sulla loro «conversione»
meccanico-elettrica.
Per il compimento della prima fase, il fonorivelatore
è quindi dotato di una minuscola puntina di diamante sorretta da un'asticciola
che ha il compito di trasmettere le vibrazioni al sistema meccanico-elettrico
che si occupa della trasduzione del segnale.
Naturalmente la qualità
del risultato finale dipende da tutto un insieme di parametri che vanno dall'accuratezza
della lavorazione delle varie parti, ai principi ed alle soluzioni di base adottate.
Iniziamo quindi con una disamina tecnico-costruttiva delle varie parti che costituiscono
il pick up.
Lo stilo
Lo
stilo o puntina ideale dovrebbe presentare un profilo identico a quello del bulino
incisore, ma una simile geometria distruggerebbe in brevissimo tempo il solco
del disco sin dai suoi primi passaggi; sono perciò facilmente intuibili
gli sforzi compiuti dai fabbricanti di testine, continuamente alla ricerca di
nuove geometrie di taglio atte a conciliare esigenze contrastanti, quali l'approssimare
il più possibile il profilo dello stilo a quello del bulino incisore e
di salvaguardare nel contempo l'integrità dei dischi.
I primi stili realizzati furono quelli conici a base circolare, che presentavano
la forma di un cono rovesciato terminante con una punta a semisfera di raggio
compreso tra 13 e i 18 micron, la cui superficie rispetto alla base presenta un'inclinazione
leggermente superiore a 45°.
Un siffatto profilo determina una zona
di contatto laterale, con le pareti del disco, prevalentemente circolare.
E' facilmente intuibile come questo tipo di stilo non consenta un'ottimo
«interfacciamento» con il solco in quanto, con una area di contatto
assai estesa, lo stilo non è in grado di seguire le modulazioni dei segnali
di alta frequenza e di conseguenza «saltando» da un picco all'altro
può facilmente danneggiare il solco, offre una risposta in frequenza limitata
ed alti tassi di distorsione.
Inoltre lo stilo conico
presenta un'inerzia piuttosto elevata che, in fase di lettura, mette a dura prova
le povere pareti del solco sottoponendole ad elevati stress meccanici e termici.
Il primo passo significativo, verso il miglioramento della capacità di
tracciamento si ebbe con l'introduzione dei profili a doppio raggio di curvatura.
In essi la sezione a contatto con le pareti del solco ha un raggio di curvatura
pari a circa un terzo o un quarto del raggio della sezione perpendicolare, quest'ultimo
necessario per evitare che lo stilo tocchi contro il fondo del solco.
In pratica lo stilo «ellittico» nasce molando le facce anteriori e
posteriori del cono ed attuando una smussatura degli angoli.
La zona
di contatto con il solco prende così una forma di ellisse il cui raggio
«minore» assume un valore prossimo agli 8 micron mentre il maggiore
permane se valori vicini ai 18 micron.
Tale conformazione consente un
drastico miglioramento nella capacità di tracciamento ad alta frequenza
ma, diminuendo nel contempo l'area della superficie di contatto dello stilo con
le pare-ti del solco, a parità di peso di lettura, aumenta la pressione
a cui quest'ultime sono sottoposte.
Un sostanziale impulso verso la ricerca
di nuovi profili è dato dall'affacciarsi del breve «astro cadente»
della quadrifonia CD 4 che spinse tutti i grandi fabbricanti verso la ricerca
di nuovi traguardi da raggiungere.
Questo rappresentò una buona
base di partenza che permise di ridurre man mano il raggio di curvatura longitudinale,
ma nel contempo cercando di allungare l'area di contatto per mantenere l'usura
del solco entro limiti accettabili.
Questo ha portato allo sviluppo
di particolari tipi di profili tra cui segnaliamo il Fine Line dell'Ortofon,
il Micro Ridge della Shure e lo Stereohedron della Stanton.
L'ultima
novità in tema è stata messa a punto qualche anno fa da Mr. Van
Den Hul; il suo stilo caratterizzato da un profilo estremamente acuminato
che si avvicina molto a quello del bulino incisore, presenta un raggio di curvatura
della linea di contatto prossimo ad 85 micron, mentre quello in longitudinale
è di soli 3,5 micron.
E' interessante notare che il diamante
viene tagliato rispettando gli assi di cristallizzazione, così facendo
si aumenta la resistenza all'usura.
L'ampia area di contatto assicura,
secondo asserzioni dello stesso progettista, un'eccellente risposta alle alte
frequenze (sino a 85 kHz) ed una modesta usura del solco.
Per contro
questa particolare geometria di taglio richiede un'accurata messa a punto sia
per quanto concerne l'azimut sia per il VTA, pena una certa «reincisione»
del solco.
E comunque da rilevare che, per sopperire alla criticità
di posizionamento è stata commercializzata successivamente la versione
Il, dotata di un profilo più addolcito.
Il buon comportamento
della puntina nel solco non dipende esclusivamente dal suo profilo o dall'accuratezza
con cui è lavorato il suo stilo, ma anche dalla precisione con cui viene
fissato sul cantilever e questo particolare è tanto più influente
quanto più è sofisticato il suo profilo.
II
cantilever
A
parte alcune rarissime eccezioni lo stilo è connesso ad un'estremità
di un'astina metallica, il più delle volte cava, che reca sommità
opposta una parte del sistema di trasduzione.
Questo
elemento di collegamento, chiamato cantilever, è vincolato al corpo della
testina per mezzo di una sospensione in gomma che ha il compito di assicurare
il massimo grado di libertà verticale ed orizzontale, mentre deve impedire
qualsiasi movimento assiale e torsionale.
L'equipaggio
mobile per essere e grado di offrire delle ottime formance deve soddisfare tre
requisiti: elevata rigidità, massa effettiva ridotta ed elevata cedevolezza
della sospensione.
Il primo obiettivo soddisfa anche
parte del secondo, in quanto per la scelta dei materiali con cui sono realizzati
i cantilever vengono privilegiati elementi dotati di elevata rigidità e
leggerezza tipo il titanio, il boro, Io zaffiro, il berillio e le varie leghe
leggere.
Oltre a ciò, al fine
di minimizzare la massa effettiva, occorre predisporre un oculata distribuzione
delle masse nei confronti del fulcro e per quanto possibile una loro riduzione.
Quindi
i fronti su cui agire sono lariduzione delle dimensioni delle varie parti e l'impiego
di materiali superleggeri.
Per quanto concerne la cedevolezza essa è
pari all'inverso della costante elastica della sospensione e rappresenta il grado
di spostamento dello stilo quando ad esso è applicata una determinata forza
espressa in dyne.
Per esempio se il valore di cedevolezza è 16x10
significa che la puntina si sposta di 16 milionesimi di centimetro sotto la forza
di 1 dyne.
In linea teorica sarebbe ottimale che la cedevolezza fosse
la più elevata possibile, ma, dato che il pick up si interfaccia con un
braccio che presenta una massa finita, il sistema così formato sarà
caratterizzato da una frequenza di risonanza propria che auspicabilmente dovrà
collocarsi nell'intervallo compreso tra gli 8 ed i 12 Hz.
Gli
apparati trasduttori
La trasduzione dei movimenti meccanici in forza
elettromotrice deriva dalla nota legge dell'induzione elettromagnetica, in quanto
variando il flusso magnetico concatenato con una bobina, ai suoi estremi otteniamo
una forza elettromotrice che è direttamente proporzionale alla variazione
di flusso nell'unità di tempo.
Traslando il tutto al nostro pick
up otteniamo che la tensione all'uscita dalla testina è direttamente proporzionale
alla velocità di spostamento dell'equipaggio mobile, cioè alla velocità
di modulazione del solco da cui deriva anche la definizione di trasduttori di
velocità.
I trasduttori elettromagnetici possono essere
classificati in due grandi categorie, gli elettrodinamici (MC) ed i magnetodinamici
(MM), inglobando in questa categoria anche i pick up a magnete indotto e a riluttanza
variabile, e gli elettrodinamici.
I
fonorivelatori elettrodinamici, detti anche a bobina mobile, sono caratterizzati
dalla presenza di un magnete fisso (campo induttore) mentre le bobine (circuito
indotto) sono solidali al cantilever; la loro realizzazione, per contenerne la
massa, è attuata con pochissime spire, cosicchè la tensione in uscita
risulta, il più delle volte molto bassa.
Ciò impone l'impiego
di dispositivi atti ad innalzarla come preamplificatori o trasformatori; per quest'ultima
è da rilevare che gli avvolgimenti secondari sono soggetti agli stessi
problemi di interfacciamento elettrico tipici dei pick up MM.
Il trasduttore MC si presenta generalmente più costoso a causa della
maggiore complessità costruttiva, ma in compenso esibisce prestazioni superiori
ed inoltre la risposta in frequenza non viene influenzata da problemi di interfacciamento
elettrico.
Nel sistema a magnete mobile al cantilever sono fissate due
magneti (campo induttore) che si muovono, per effetto delle modulazioni del disco,
tra le espansioni polari di due anelli di ferro che fanno capo a due bobinette.
Le variazioni di flusso magnetico, causate dallo
stilo nella sua opera di lettura, inducono nella bobina una forza elettromotrice
proporzionale allo spostamento.
La tensione generata da questo
tipo di trasduttori mediamente si aggira tra 1 e 5 mV e di conseguenza, per pilotare
in modo corretto l'ingresso fono del preamplificatore, non necessita di ulteriori
stadi di guadagno; l'impedenza di carico richiesta, contrariamente alle MC, si
aggira di solito su valori piuttosto alti, attorno ai 40-50 kOhm.
A causa
delle loro intrinseche peculiarità costruttive, questi trasduttori esibiscono
una risposta in frequenza, che il più delle volte è influenzata
dalle caratteristiche del carico e di conseguenza occorre prestare particolare
attenzione ai problemi di interfacciamento elettrico con lo stadio fono.
Dal punto di vista pratico
i fonorivelatori MM presentano il vantaggio di poter sostituire facilmente
lo stilo usurato, cosa praticamente impossibile nelle MC a causa del fatto che
le bobinette sono saldate direttamente ai terminali di uscita.
Il sistema
a magnete indotto, assieme a quello a riluttanza variabile, possono essere considerati
una variante del magnete mobile ma in questo caso i magneti e le bobine sono fissi.
II primo è caratterizzato da due barrette ferromagnetiche (più leggere
di altrettanti magneti mobili) che vengono magnetizzate da un potente magnete
posto nelle vicinanze. Così facendo l'equipaggio mobile risulta più
leggero e ciò si dovrebbe tradurre in una migliore capacità di tracciamento.
Quello a riluttanza variabile è costituito invece da due magneti circolari
attorno ai quali sono posti gli avvolgimenti nelle cui vicinanze si muovono, solidali
al cantilever, due piccole armature di materiale ferromagnetico, che provocando
delle variazioni nel campo magnetico inducono un segnale elettrico rilevabile
ai capi delle bobinette. Anche in questo caso siamo in presenza di un equipaggio
mobile dotato di una massa contenuta ed inoltre la tensione di uscita è
piuttosto elevata.
Differenza
tra bobina mobile e magnete mobile
Nella nostra trattazione abbiamo
sempre parlato di una coppia di bobine, magneti, etc. disposti in modo da costituire
tra loro un angolo retto.
Ciò è in conformità con
il sistema di incisione stereofonica che modula in direzione orizzontale la somma
dei due canali ed in direzione verticale la loro differenza.
Così
facendo si può ottenere che il segnale relativo ad un canale, presente
su una delle due pareti del solco, sia trasdotto, dal pick up, solo su quel canale.
Naturalmente
è buona norma che i trasduttori dei due canali abbiano identiche caratteristiche
di risposta e di sensibilità (bilanciamento tra i canali) e che il rapporto
tra il segnale generato in ciascuno dei due trasduttori dai movimenti dell'equipaggio
mobile nella propria direzione e quello prodotto dai movimenti in direzione perpendicolare
ad essa risulti sufficientemente elevato (da ciò deriva la separazione
stereo) e costante al variare della frequenza.
Dalla disamina tecnico-costruttiva
sino a qui esposta risulta chiaro che le varie case costruttrici interessate al
problema hanno sposato e sviluppato sistemi di trasduzione diversi tra loro, ciascuna
supportando le proprie scelte con dotte argomentazioni scientifiche.
Riassumendo la scelta di un nuovo pick up non è certo impresa facile in
quanto da ciò deriverà buona parte del risultato finale del vostro
impianto.
Anche in questo caso deve prevalere il buon senso evitando
le situazioni estreme di testine iperraffinate montate su giradischi ignobili
e viceversa.
Tenete comunque presente che per realizzare un buon front
end esiste una ben determinata gerarchia che parte dalla base del giradischi,
seguita dal braccio e dalla testina !
Ricordatevi bene
che i limiti di un impianto sono quelli introdotti dal componente di qualità
peggiore ..
Ricordatevi infine che
nessun componente può migliorare la qualità del segnale
che gli perviene, al limite può peggiorarlo, di conseguenza la
testina è l'anello più importante in quanto ad esso è
demandato il compito di estrarre l'informazione musicale contenuta nel
disco sotto forma di modulazioni.