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Amplificare la batteria
 
Da piú parti ci sono giunte richieste di consigli sui piú utili accorgimenti da adottare, in studio di registrazione o sul palco, per un corretto piazzamento dei microfoni sulla batteria.

Tale strumento è in realtà un assieme di piú strumenti e crea non poche difficoltà a chi lo deve amplificare.
Abbiamo quindi pensato di girare gli interrogativi a chi ha lunga ed indiscussa competenza in questo campo: la AKG di Vienna, una delle fabbriche di microfoni piú affermate in campo mondiale.

Ne è scaturita una «guida» sintetica, con i modelli di microfoni AKG piú adatti, utile soprattutto a quei batteristi che per passione e per necessità professionale vogliono avvicinarsi ai problemi dell'amplificazione del loro strumento.
 
 

Quando si deve amplificare la batteria, sia in studio che dal vivo, si useranno più microfoni per ciascun elemento o piatto; spesso tuttavia si cercherà di creare l'illusione di uno strumento singolo in cui ogni elemento è perfettamente bilanciato con gli altri.

Sotto questo punto di vista la batteria si differenzia dalla maggior parte degli altri strumenti e può essere avvicinata, per ciò che riguarda l'amplificazione, all'orchestra, per la quale si usano microfoni tenuti ad una certa altezza per una resa ambientale, insieme con microfoni singoli per i vari elementi.

Ogni microfono catturerà una determinata porzione dell'intero kit e contribuirà al risultato finale, cosicché al momento di equalizzare i singoli microfoni sarò necessario sentire anche gli altri ad uno ad uno per controllarne le eventuali modificazioni o aggiunte al suono generale.

 

In pratica può darsi che risulti impossibile ottenere un suono perfetto, o soltanto buono, dai microfoni individuali dei torn toms, ma con l'aggiunta dei microfoni d'ambiente e con una leggera interferenza da parte dei microfoni del rullante e del charleston il suono degli stessi sarà molto più convincente.

Tutto ciò dando per scontato che il tamburo sia stato accordato e il microfono equalizzato tenendo costantemente in considerazione il suono generale.

Le migliori registrazioni dei più grandi batteristi sono ottenute usando microfoni d'ambiente e microfoni singoli in funzione di «tappabuchi».

Dal punto di vista musicale il risultato più eclatante di questa tecnica, è che permette di sentire il «tocco» del batterista riprodotto fedelmente.

Inoltre occorre tener presente che impiegare troppi microfoni sparsi un pò dappertutto può creare problemi di fase e l'indesiderata cancellazione o enfatizzazione di determinate frequenze.

I microfoni devono in più essere capaci di cancellare rumori strutturali indotti come quelli causati dalla predella di legno vuota sulla quale si trova la batteria, nel qual caso saranno indispensabile supporti anti vibrazione.

Tuttavia, nel caso la batteria non sia stata ben accordata, la scelta e il posizionamento dei microfoni saranno stati effettuati invano: prima fate in modo che gli elementi suonino bene senza amplificazione.


IL RULLANTE


Il maggior problema che si pone nel sistemare i microfoni è costituito dal trovare un posto sicuro dove gli stessi non possano essere colpiti dalla bacchetta.

Il microfono per il rullante, di solito, si mette nello spazio tra il charleston e il tom tom di destra (in una batteria di 5 elementi).

Esso deve stare ad una distanza di circa 5 cm dalla pelle superiore del rullante stesso.

Dal punto di vista elettronico, il suono del rullante non ha armoniche riconoscibili, cosi come non ha una tonalità definita e riproduce, come semplice rumore, suoni compresi tra gli 80 e i 15.000 Hz.

Tuttavia la tensione estrema della pelle può dare una parvenza di tonalità.

La maggior parte dei batteristi non usa le sordine interne, utilizzando, all'uopo, stracci, pezzi di nastro adesivo, gommapiuma, vecchi fazzoletti, ecc, per eliminare le vibrazioni spurie.

La cordiera deve essere ben tesa, perchè non «risuoni» con gli altri tamburi e può anche essere fissata alla pelle con nastro adesivo.

L'AKG D 1200 dinamico e il D 224 a due vie sono i microfoni più adatti a tale uso e l'interruttore di tono del D 1200 permette una ulteriore variazione timbrica sul suono finale.


 
LA GRANCASSA

Ci sono cosí tanti suoni differenti ottenibili dalla grancassa... quanti sono i batteristi !

Anche se non sempre è bene generalizzare, la maggior parte dei «tecnici» ritiene più valido il metodo di rimuovere la pelle frontale della grancassa e sistemare il microfono all'interno del fusto o, almeno, alla sua imboccatura.

Dall'esterno il microfono cattura un suono molto ricco e pieno, mentre quanto più si va all'interno, tanto più il suono assumerà i connotati di una nota.

Sistemando il microfono all'altezza del battacchio il suono risulterà particolarmente duro e qualora il microfono stesso sia a meno di 8 cm dal punto di contatto del battacchio, il risultato sarà il tipico «click» della disco music.

Spostando il microfono da tale asse si ammorbidirà il suono.

La tecnica del batterista potrà da sola modificare il suono e il suo volume Un colpo di pedale di media potenza può produrre una pressione di suono di 115 db a 20 cm dalla pelle; alla stessa distanza, un batterista dal piede pesante può arrivare a 120/128 db, cioè molto vicino al punto di sovraccarico del microfono.

Con il microfono fuori centro la pressione cala di circa 10 db, il che può costituire un utile margine di sicurezza.

Anche il materiale che si mette all'interno della cassa può alterare il suono della stessa; la maggior parte dei batteristi appoggia un panno, un lenzuolo o della gomma piuma contro il terzo inferiore della pelle, allo scopo di eliminare i toni spuri.

La frequenza più bassa che può raggiungere la grancassa è intorno ai 50Hz, mentre il limite posto alla frequenza più alta dipende dallo «stoppaggio», dalla posizione del pedale (che da più «sopratoni» quando è più vicino al cerchio) e dal materiale con il quale è costruito il battacchio.

In ogni caso il limite in alto si aggira sui 5-6 KHz.

Il classico microfono da grancassa è il fedele AKG D 12.

Il suo grande diaframma può sopportare tutte le «punizioni», e la sua aumentata risposta intorno ai 100 Hz dà un suono morbido.

L'impiego del microfono AKG D 222 e del D 125 darà un suono più moderno, secco e pulito con grande definizione sulle frequenze medie.
 
I TOM TOMS


Ancora una volta è importante «stoppare» le pelli.

I batteristi prediligono suoni corti e secchi, mentre un suono prolungato permette alla seconda armonica di prendere il sopravvento e di far risultare una vibrazione il più delle volte indesiderata.

Il microfono può essere disposto a 5-10 cm dalla pelle, e all'interno del fusto, quando manca la pelle sottostante.

Se siete alla ricerca di una buona separazione, sia dagli altri elementi che dagli altri strumenti, il secondo metodo è quello che fa per voi: vi da un suono più brillante, ma necessita anche di una più accurata equalizzazione.

I microfoni più adatti per la sistemazione sopra alla pelle sono l'AKG D 320, con un taglio di due unità sui bassi, e il D 222 che ha un suono più arioso.

Il D 1200 e il D 125 sono invece consigliabili per l'impiego dentro al fusto.


I PIATTI


Più grande è la batteria e maggiore è il numero dei piatti e altrettanti microfoni dovranno essere calati al di sopra degli stessi.

Vi sono batteristi disposti a riempire il palco di «crash», «ride» e gongs, appena ne hanno possibilità.

Tuttavia per l'equipaggiamento medio saranno sufficienti due microfoni per dare un'immagine stereo al suono. Il suono centrale dovrà identificarsi con il rullante.

Per un buon effetto stereo, occorre mettere i tom toms a destra-centro e a sinistra-centro (con il «pan-pot»), il charleston a destra-centro, il rullante e la cassa al centro e i microfoni «sospesi» (quelli dei piatti) rispettivamente a destra e a sinistra.

Questi suggerimenti costituiscono, pur se approssimativi, un discreto punto di partenza.


Per il charleston consigliamo microfoni AKG D 224, il C535 e il CK1


 
IL CHARLESTON
Occorre sistemare il microfono in direzione dei piatti del charleston (attenzione alle interferenze con il rullante!) circa 5 cm sopra ai piatti aperti.

L'ampia risposta in frequenza è ben catturata dalla risposta piatta del microfono dinamico a due vie D 224, che produrrà un suono pulito e ben definito: è usato largamente sia dal vivo che in studio.

Il piccolo AKG CK1 a condensatore e il C 535 sono adatti specialmente in studio di registrazione.

CONGA E TUMBA
L'unica differenza tra le due risiede nella forma, visto che sono entrambi tamburi «bassi» con una singola pelle.
Il corpo della conga è affusolato in fondo, mentre la tumba è piú simile ad una botte; di solito i percussionisti la suonano in coppia.

L'altezza del loro suono è differente non a causa della lunghezza del corpo - che è quasi identica in entrambi i casi - ma a causa del diverso diametro.

Questi strumenti si suonano con le dita, con la nocca del pollice o con il palmo della mano e la loro tonalità può essere variata o suonando vicino al cerchio, oppure facendo pressione sulla pelle con i polpastrelli, con il palmo o con il gomito.

Se si ha un solo microfono a disposizione, lo si può piazzare tra i due tamburi; i migliori risultati, però, si ottengono utilizzandone due puntati in direzione dei cerchi e angolati a 45 gradi.

Per ottenere un'immagine stereo i due microfoni andranno regolati rispettivamente a destra-centro e a sinistra-centro (con il «pan-pot»), e la distanza degli stessi dalle pelli regolerà la quantità di «attack» udibile.

I microfoni più adatti in questo frangente sono AKG D 310 e il D 125; quest'ultimo restituisce una sonorità leggermente più «pesante».

 
I BONGOS

Si tratta, come per le congas, di due tamburi a pelle singola molto più piccoli tenuti insieme da una sbarretta o piastra, trattenuti in posizione dalle ginocchia del suonatore.

Lo stesso si può dire per quanto concerne i cambi di tono, ottenibili suonando vicino al cerchio o schiacciando la pelle.

I microfoni si posizionano come per le congas, anche se uno solo è più che sufficiente, data la minore distanza tra i due elementi.
 
 
Tratto da Yes Music autunno 1982
 
 
Link ad altre pagine del sito sulla batteria
 
 AMPLIFICAZIONE DELLA BATTERIA
Come amplificare la batteria. Dove posizionare i microfoni e consigli tecnici.
  
 I PIATTI DELLA BATTERIA
Descrizione dei vari tipi di piatti che si usano nella batteria e per fare musica sinfonica, percussiva.
Sizzle, pang, ride, crash, splash, swish, charleston, gong, castanets, finger cymbals, crotales, etc..
  
 LA BATTERIA
Piccola guida alla scelta della batteria e consigli per l'acquisto.
  
 COME SCEGLIERE I PIATTI DELLA BATTERIA
Come sono costruiti i piatti della batteria. Come provare i piatti della batteria, consigli. Riparare i piatti batteria.