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Elaboratori di segnali e MIDI - SPX 90 | |||
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Le ultime generazioni di riverberi digitali e DDL (Digital Delay Line) offrono prodotti forniti di interfaccia Midi, ma quali sono le potenzialità di un delay inserito all'interno di un sistema Midi ? Bene, originalmente i primi processori di segnale audio dotati di Midi avevano un'unica ben distinta funzione, e cioè quella di riconoscere l'informazione relativa al numero di Midi program change presente alla porta Midi In, e posizionare sullo stesso numero la memoria interna del delay. Praticamente il DDL (Digital Delay) si portava automaticamente sullo stesso numero di memoria scelto dal banco dei timbri del synth (Master Keyboard o Campionatore) a esso collegato, in modo tale che per esempio selezionando la memoria 12 dal synth, si selezionava anche la memoria 12 del delay, ma questo non implicava necessariamente che si volesse con quel suono quell'effetto dall'unità di ritardo. A questo punto l'unica soluzione possibile per ottenere gli accoppiamenti voluti tra le memorie del DDL e quelle del synth era quella di spostare dal delay (o sul synth) i numeri di locazione delle memorie stesse, e a parte la perdita di tempo non sempre questo metodo per risolvere le cose risultava perfettamente efficiente, specialmente se l'effetto veniva connesso all'interno di un sistema Midi, dove le informazioni di program change sono molteplici, e l'unica soluzione per non impazzire dietro al Midi del delay era quella di scollegarlo definitivamente dal sistema. Ben presto le industrie di apparecchiature elettroniche, si sono accorte di questo, ed è cosí che una nuova generazione di processori di suono con nuove specifiche Midi abili a risolvere questo problema è venuta alla luce per sfruttare maggiormente tutte le possibilità offerte dagli strumenti elettronici controllati da microprocessore. Il sistema adottato nei nuovi DDL è abbastanza semplice, e consiste nell'assegnare a ogni memoria dell'unità di ritardo un numero corrispondente al valore di program change (O-127) del sintetizzatore (o altro) da cui saranno richiamate. Così per esempio è ora possibile far sì che il delay vada sulla memoria 12 ogni volta che riceve il Midi program change 27. Questo sistema offre così anche un ulteriore vantaggio, e cioè quello di poter mandaredare sulla memoria 12 il delay ogni volta che questo riceve per esempio il Midi program change 6, o 18, o 42. In altre parole possiamo usare la stessa memoria del delay con diversi suoni del synth, sfruttando cosí i nostri ritardi preferiti in modo polifunzionale. A questo punto però c'è ancora un problema; supponiamo di usare contemporaneamente più strumenti Midi, ma una sola unità di ritardo Midi. È possibile chiaramente trattare con questa unità i segnali audio provenienti dai diversi strumenti in tempi diversi, ma cosa succede quando vogliamo per esempio, usare la memoria 43 di due synth, e assegnare a ciascuna un effetto diverso del delay ?
Fino a qualche tempo fa questo tipo di collegamento era impossibile da effettuare
perché ogni volta che si selezionava la memoria 43 da uno dei due synth
veniva richiamata automaticamente anche la relativa memoria del delay assegnata
a quel program change, e l'unica alternativa per risolvere questo problema era
quella di ricollegare i cavi Midi a secondo di quale synth stava suonando. Ma a risolvere anche questo problema ci ha pensato per primo la Yamaha con il suo riverbero digitale SPX 90. | |||
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Infatti l'SPX 90 è in grado di controllare più canali Midi contemporaneamente, e lo stesso numero di program change può essere interpretato differentemente a secondo del canale Midi da cui esso viene inviato. SPX 90 dispone di quattro banchi di memoria a cui si possono assegnare diversi valori di Midi program change, e ogni banco controlla un suo canale Midi in modo tale che ogni synth a esso collegato richiama delle memorie del delay diverse dipendenti dal canale Midi da cui le informazioni di program change sono arrivate. I modi per configurare un sistema Midi sfruttando queste potenzialità dell'SPX 90 sono diversi, e in ogni caso ogni applicazione necessita di una particolare unità Midi per rendere l'operazione di smistamento dei vari program change possibile. In tutti i casi nelle nostre applicazioni assumeremo che il synth A sia posizionato sul canale Midi 1, il synth B sul canale Midi 2, il synth C sia sul canale Midi 3, e il synth D sul canale Midi 4. Anche
i quattro banchi dell'SPX 90 dovranno essere posizionati analogamente, e quindi
banco A canale Midi l, banco B canale 2, banco C canale 3, e banco D canale 4.
Nella figura 1 viene usata una Master Keyboard per controllare tutti i program change e le altre informazioni relative ai vari canali Midi dei sintetizzatori a essa collegati. Cosi effettuando un cambio di memoria dalla Master Keyboard, per esempio sul canale Midi 2, non solo il synth B cambierà memoria, ma anche l'SPX 90 si posizionerà sulla memoria che avevate precedentemente memorizzato per quel suono. | |||
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Lo
schema della figura 2 rappresenta un'espansione della prima applicazione
dove in più troviamo un sequencer Midi. In mancanza di questa funzione bisognerà riconfigurare il sistema ogni volta che dalla registrazione si passa all'ascolto delle parti sul sequencer. | |||
Nella figura 3, le quattro uscite sono mixate insieme attraverso un Midi merger, e qualsiasi cambio di program change eseguito dai synth sarà riconosciuto dall'SPX 90, che posizionerà uno dei quattro banchi di memoria sull'effetto che avevate prescelto per quel valore di program change proveniente da quel particolare canale Midi. | |||
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