Le Onde Martenot - tratto da : "RIVISTA MUSICALE ITALIANA", XLIII 1939
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Le Onde Martenot

lo strumento nuovo d'una nuova èra

ECCEZIONE fatta per il sassofono (creato con successo mediocre fin dal 1840 dal belga Adolphe Sax, ma tornatoci ora d'America rilucidato alla moda, previa naturalizzazione negra), per la celesta (nata nel 1886 per opera di Auguste Mustel a Parigi), e per pochi altri occasionali aggeggi di fantasia (perfino il clackson d' auto ha fatto una sua apparizione nell' orchestra sinfonica), il corrente strumentario moderno parrebbe rimasto, da un secolo in qua, essenzialmente stazionario e cristallizzato nelle forme tramandate.

Troppo strano controsenso sarebbe tuttavia per l' epoca nostra delle grandi scoperte e conquiste volo, telefono, grammofono, radio, televisione, cine-sonoro il non saper prendere nel campo della organotecnica altra iniziativa che quella di riesumare dal passato tutto un istrumentario defunto per un desiderio, fra storicistico e romantico, di riudirne le nostalgiche voci !

Realmente il liuto, l'arpicordo, la cetra, la viola d'amore, la viola pomposa, il quintone, la viola da gamba, il flauto dolce, il ligneo cornetto di celliniana memoria hanno avuto ai giorni nostri i loro apostoli e talvolta (specialmente in Germania) le loro turbe di adepti.

Per fortuna ciò non è tutto. Sta il fatto che strumenti musicali nuovissimi. basati su la moderna elettro e radio-tecnica, e figli veramente dell'epoca nostra, usciti ormai dai periodo delle oscure esperienze esistono, si affermano, cominciano ad entrare trionfalmente negli usi annunciando, anche per la musica l'avvento d'un'èra novella.

All' organo elettroacustico, congegno tuttora mai noto in Italia, in cui le canne sono semplicemente abolite per dar luogo a generatori elettrici di vibrazioni provocanti correnti alternate che si trasformano in suoni in appositi amplificatori, dedicammo già un cenno nel fascicolo VI anno XLII -1938 pag. 701-702 di questa Rivista, e sull'argomento in altra occasione ritorneremo.

Nostro intento è questa volta dar notizia dell'apparecchio a Onde Martenot, salutato e usato già da altissime personalità musicali del mondo come un apportatore di nuove inaudite dovizie alla tavolozza delle sonorità moderne.

"Vous avez en somme" scriveva all'inventore qualche anno fa Vincenzo d' Indy "trouvé et formé de toutes pièces un instrument nouveau, d'un très grand intérét comme timbre et d'une réelle nouveauté comme voix expressîve". Aggiungeva dal canto suo Cortot, il sommo pianista: " Aucune limite aux variations du timbre. aux déchaînement d'afflux sonore: aux modulations d'intervalles jusqu'à présent à peu près indéfinissables. Tout le champ de l'impossible d'autrefois, rendu accessible à l' invention proprice à la fantaisie et à la sensibilité créatrices ".

L' istrumento a Onde Musicali non deve in nessun caso essere confuso con gli apparecchi riproduttori di musica (grammofono. radio ecc.). E' al contrario, un vero strumento tanto d'assieme che solista, ammesso come tale ormai in molte fra le più grandi orchestre: Colonne, Pasdeloup, Reale Accademia di Santa Cecilia a Roma, Orchestra di Filadelfia sotto la direzione di Stokowski e tante altre: atto a recare alla musica risorse espressive assolutamente inedite. Le qualità stesse della sua sonorità, la varietà e la duttilità dei suoi accenti. gli hanno rapidamente assegnato un posto nel Teatro.

Il Teatro Nazionale dell' Opéra di Parigi ha fatto già da tempo appello a un quartetto di Onde Martenot.
Arthur Honegger nel suo recente mistero musicale Jeanne d'Arc au bucher ha affidato alle Onde Martenot, un compito orchestrale di primo piano. Vedi Fasc. III-IV, anno XLII -1938, pag. 461 di questa Rivista.

A Sainte-Clotilde (Parigi) Julcs Meunier ha più d'un anno fa presentato un programma ove gli strumenti a Onde Martenot hanno affermato il loro valore nella musica religiosa quali preziosi organi d'accompagnamento.

Alla Sala Pleyel (Parigi) gli stessi strumenti d'Onde, ma più numerosi, si segnalarono come capaci di grandi possibilità, specialmente in una cantata di Gio. Sebastiano Bach, ov'essi costituirono il fondo armonico ad un coro di 500 voci. Altrettanto felicemente si affermarono nella bella composizione di Canteloube in onore di Giovanna d'Arco, ove le risorse imitative di questi strumenti (cavalcata, fuga precipitosa) sono utilizzate nel più felice dei modi.

Usate nelle piccole fantasiose orchestrine dei Music-Halls le Onde Martenot prodigano le più bizzarre varietà d'effetti: " pur mescolandosi all'insieme, passano di volta in volta dalle sonorità dello xilofono a quelle del sassofono : si odono staccati, strani controfagotti, glissandi sorprendenti, timbri di flauti e violini sovrumani, infine tutta una gamma, di effetti che versano una musica viva ed affascinante (Musique et Instruments, 15 maggio 1935)
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