Estetica della musica elettronica di Herbert Eimert - tratto da : "RASSEGNA MUSICALE" , N° 4" 1961
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Herbert EimertChi nel 1958 ebbe occasione di ascoltare le conferenze e i concerti all' Esposizione Universale di Bruxelles fu certamente sorpreso nel vedere i problemi musicali, tecnici e acustici della musica elettronica trattati sotto il profilo dell'estetica.

Secondo il punto di vista di una " Estetica della nuova musica " furono infatti tenute conferenze sulla musica seriale e elettronica, su problemi di teoria dell'informazione (Informationstheorie) e di scienza della comunicazione (Kommunikationswissenschaft).

Naturalmente, a voler applicare le vecchie categorie estetiche alla musica elettronica, si sarebbero incontrate notevoli difficoltà.

E se ne affacciarono subito, non appena si volle spiegare con criteri estetici una faccenda che ai cultori di estetica era poco nota o in gran parte addirittura sconosciuta.

L'estetica musicale è prima di tutto filosofia della musica. Si sa quanto siano imprecisi e poco scientifici i risultati di questa filosofia, che da un lato riguarda l'interpretazione critica delle opere musicali e dall'altro (per lo più tramite l'analisi sociologica) la storia dell' ascolto.

Una posizione singolare assume qui la teoria musicale situata su una linea che congiunge l'ascolto e l'osservazione, l'aspetto sonoro e quello estetico dell' opera.

Nella nuova estetica musicale (da Hanslick in poi) si mostra chiaramente la tendenza ad annullare la rigida separazione tra estetica musicale e teoria e a comprendere nell'estetica musicale i mezzi acustici, formali e compositivi della musica ed in effetti mi sembra proprio questa l'unica strada logica per superare, nello studio della nuova musica, le abusate categorie di un'estetica formalistica e di contenuto.

Volendo applicare i vecchi concetti di estetica alla musica elettronica sorgerebbe subito il problema se esista o no nell'ambito dell'insegnamento ufficiale un'estetica particolare per i vari settori musicali.

 
     
   
     
 

In filosofia il cultore di estetica non conosce queste specializzazioni; per lui tutte le estrinsecazioni del fatto musicale, di qualunque natura siano, vengono subordinate ad un superiore, autonomo concetto di estetica.

L'interpretazione estetica e critica della musica elettronica non può essere diversa da quella della musica stessa.

Questo concorda con la tesi, universalmente accolta, che la musica elettronica non vuole e non pretende un'esistenza a parte in campo musicale.

Dal punto di vista estetico deve essere valutata e accettata come musica, inserendosi cosí in quel processo di sviluppo caratteristico della musica più recente.

 
 

 

Certi critici che non riescono a familiarizzarsi con la musica elettronica, mettono tra parentesi la parola musica quando parlano di quella elettronica. L'insigne critico musicale di un insigne quotidiano tedesco intitola il resoconto di una delle prime esecuzioni di musica elettronica : Questo non ha ancora nulla a che fare con la musica. Non è la prima volta che una musica, per le capacità di giudizio di qualche contemporaneo, è una " non musica " .

Cosí nel XVIII secolo la tradizione " a cappella " del tardo medioevo ha rinforzato il contrappuntista Joseph Fux nella sua opinione che la storia della musica, e quindi la musica stessa, finissero con Palestrina.

E nel progredito XIX secolo, in Germania si verificò un analogo movimento di vocalità rigorosa che ammetteva solo la musica vocale respingendo in blocco quella strumentale, Beethoven compreso. Il nuovo stile palestriniano, fiorito a Berlino verso la metà del XIX secolo, prese le mosse dal canto " a cappella ", vedendo in esso l'unica base della musica.

Ma l'evoluzione di quest'arte ha superato in genere ben presto queste pretese accademiche. E supererà altrettanto presto le obiezioni che vengono sollevate oggi contro la musica elettronica.

Gli svariati argomenti pseudo-scientifici (anche se dovuti a eminenti professori) dovrebbero dimostrare che la musica elettronica " non è musica ", non è " appercepibile ", perché non si basa piú sul cosiddetto timbro naturale degli strumenti ma usa di proposito timbri prefabbricati " deformati ".

Chi fa uso di questi argomenti non ha davvero compreso l'essenza della musica elettronica, e cioè la singolare possibilità di una formazione autonoma del timbro che permette al compositore di comporre per la prima volta il suono stesso.

 
     
 
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