IV.1.
Dal 1900 al 1950
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IV.1.1. I
primi strumenti
Il
Thelharmonium di Taddheus Cahill fu il primo strumento a produrre
dei suoni elettricamente.
Costruito nel 1895 si avvaleva per il suo funzionamento della tecnologia
allora emergente e legata fondamentalmente allo sviluppo della trasmissione
telefonica.
Infatti non esistendo ancora ne' l'altoparlante ne' la radio, non rimaneva
che, come unica possibilità la trasmissione telefonica della musica.
L'idea di Cahill infatti era proprio quella di diffondere la musica attraverso
le linee telefoniche, e realizzò la prima trasmissione nel 1904
da Holioke, Massachussets, a New Haven, Connecticut.
Il Telharmonium si suonava su una normale tastiera da organo, ma era alimentato
da dodici dinamo, per cui era di dimensioni gigantesche. A causa del suo
funzionamento le linee telefoniche iniziarono ad avere dei disturbi dovuti
all'assorbimento di energia del Thelharmonium che ben presto a causa della
sua impraticità sparì dalla circolazione.
L' Eterofono o Thereminovox
(Theremin) fu il primo apparecchio elettrico che destò un certo
interesse.
Costruito tra il 1919 e il 1920 dal russo Leon Termen (cognome
francesizzato in Theremin),
l'Eterofono veniva alimentato con batterie a secco, ed era costituito
da una piccola cassa di legno sormontata da due piccole
antenne di diversa altezza.
Il suono veniva generato sfruttando i battimenti prodotti da due oscillatori
ad alta frequenza (300 khz), ed era inviato ad un filtro
passa bassi . Quindi dopo aver soppresso tutte le componenti acute
il suono veniva amplificato e diffuso tramite altoparlante.
La tecnica di esecuzione allo strumento era abbastanza singolare, infatti
l'esecutore si poneva davanti all'apparecchio, e muovendo le mani sopra
le antenne suonava l'Eterofono.
Gli intervalli venivano prodotti in relazione della posizione della mano
sulle antenne.
Questo accadeva in quanto il circuito di generazione del suono era composto
da un oscillatore a frequenza fissa, e da uno controllato in frequenza
dalle variazioni di capacità del campo elettrostatico prodotto
dalla mano sopra le antenne dello strumento.
Nonostante le notevoli difficoltà derivanti dalla tecnica di esecuzione
all'Eterofono, e alle imperfezioni costruttive (ad esempio l'uso di un
semplice potenziometro a pedale per l'inviluppo),
diversi compositori si interessarono a questo strumento, inserendolo nelle
proprie opere.
Il primo che si servì del nuovo strumento fu A.F.Pascenko.
Egli scrisse nel 1923 un mistero sinfonico per Eterofono e orchestra,
e nel 1929 a New York Joseph Schillinger compose la prima suite aerofonica
per Eterofono e orchestra.
Nello stesso tempo Termen apportò alcune modifiche al suo strumento.
si accorse ben presto che il sistema di produzione degli intervalli a
secondo della posizione della mano sulle antenne non era affatto perfetto,
e cosi aggiunse una tastiera ai suoi eterofoni che dal 1930 furono costruiti
dalla Radio Corporation of America (RCA), e con i quali Edgar Varese
compose nel 1934 il suo Equatorial, per due apparecchi Theremin.
L 'Eterofono entrò nell'industria cinematografica nel 1945 facendo
la sua comparsa nelle partiture del film "Spellbound" di Miklos
Rosza, e in "The lost week end" di Billy Wilder.
Nel frattempo altre persone si erano occupate del tereminofono, apportando
delle modifiche allo strumento.
Nel 1927
Erich Zitzmann-Zirini costui un apparecchio Theremin in cui ponendo le
mani sulle antenne si controllava oltre che la frequenza anche la durata
del suono, e nel 1929 Martin Taubmann costui a Berlino l'Elettronde.
Anche
questo strumento deriva direttamente dall' Eterofono, da cui differisce
per l'aggiunta di un interruttore azionato dalla mano sinistra con cui
era possibile determinare la durata delle note, il vibrato, e lo staccato.
E'
nel 1926 che Jorg Mager presenta al pubblico il suo strumento elettrico,
lo Sferofono. questo basava il suo funzionamento sugli stessi principi
dell'Eterofono, da cui differiva solo per il sistema di produzione degli
intervalli.
Infatti nell'Eterofono si variava per induzione la capacità
del circuito di un oscillatore per ottenere un cambio di frequenza; nello
sferofono invece la variazione di capacità nel circuito era determinata
dall'inserzione manuale di condensatori tramite una leva graduata con
i gradi della scala cromatica.
Chiaramente questo sistema non era affatto soddisfacente a causa dei glissandi
continui che si producevano tra una nota e l'altra, e cosi Mager costui
lo Sferofono II con due tastiere e un pedale per controllare l'ampiezza
del suono.
Nonostante queste ulteriori modifiche lo sferofono non ottenne il successo
sperato a causa anche della concorrenza dello strumento di Termen.
Fu
cosi che Mager concepì nel 1930 un nuovo strumento, una specie
di organo a quattro voci (successivamente portate a cinque) chiamato Partiturofono.
Particolarità di questo strumento era quella che le cinque voci
venivano suonate ognuna su una propria tastiera monofonica, cioè
le cinque voci venivano suonate su quattro tastiere (simili a quelle del
pianoforte), e pedale.
A parte questa particolarità costruttiva lo strumento era dotato
di diversi registri per voce, e le passibilità timbriche di questa
prima proposta di strumento polifonico politimbrico dovevano essere davvero
stupefacenti per la sua epoca.
Maurice
Martenot, sicuramente il piu' fortunato tra i primi ideatori di strumenti
elettronici presentò nel 1928 le sue "Ondes Musicales"
(Onde Martenot). L' apparecchio di Martenot
sfruttava come gli altri il battimento prodotto da due oscillatori ad
alta frequenza.
Per suonare le "ondes", l'esecutore si poneva davanti allo strumento
costituito inizialmente da una tastiera finta che serviva solo come riferimento
per le note, e dopo aver infilato un dito della mano destra in un anello
lo spostava in misura dell'intervallo voluto sulla finta tastiera.
Una fune collegata all'anello e ad un condensatore rotante (fig 13) modificava
la capacità del circuito e di conseguenza l'altezza del suono generato.
La mano sinistra invece agiva su un tasto che aveva la funzione di dare
l'inviluppo al suono. La pressione esercitata sul tasto (agente su una
resistenza a polvere) variava l'ampiezza del suono prodotto.
In seguito
le "ondes musicales" furono perfezionate e dotate di tastiera
simile a quella del pianoforte sulla quale si potevano eseguire anche
accordi arpeggiati, e staccati.
Grazie alla dotazione numerosa di filtri l'apparecchio generava anche
una grande varietà di timbri che lo rendevano estremamente versatile.
Sempre nel
1928 Rene' Bertand presenta il suo "Dynaphone". questo
strumento dotato di tastiera a cinque ottave sfruttava come i precedenti
il sistema dei battimenti prodotti da oscillatori ad alta frequenza.
Chiaramente anche la tecnica adoperata per produrre gli intervalli e'
quella della variazione di capacità, ma nonostante questo strumento
non differisse tecnologicamente dagli altri, e fosse logicamente monofonico,
alla pressione di un tasto venivano generate dal dinafono oltre che la
fondamentale, anche la quinta e l'ottava.
Particolarità che avvalse allo strumento il prematutro nome di
organo elettrico.
Il dinafono era dotato anche di filtri,
che inseriti riproducevano numerose nuove sonorita' e imitavano i timbri
degli strumenti tradizionali.
Ma
nel 1929 il tedesco Friedrich Trautwein costruisce il Trautonium
(ascolta il suono del Trautonium).
Caratteristica di questo strumento e' il principio di funzionamento del
tutto diverso da quello degli strumenti visti finora.
Infatti il Trautonium impiega un oscillatore a bassa frequenza che produce
onde a dente di sega
ricche di armoniche. il circuito oscillante era realizzato utilizzando
le scariche periodiche di un condensatore in un tubo luminoso a gas inerte
(neon).
Variando la tensione di carica del condensatore per mezzo di una valvola
a tre poli la cui tensione di griglia era determinata da una tastiera
si variava il numero di scariche del condensatore, determinando cosi la
frequenza del suono udito dall'altoparlante.
Il Trautonium non possedeva una tastiera vera e propria, ma un'impugnatura
a nastro.
L'esecutore doveva premere con un dito un sottile nastro di metallo finché
questo chiudeva il circuito con una resistenza sottostante. A secondo
del punto del nastro si determinava la tensione di carica del condensatore
(legge di ohm) e con essa la frequenza del suono
generato.
La
forza della pressione del dito sul nastro di metallo veniva tradotta in
valore elettrico da una resistenza a carbone, che determinava la dinamica
del suono. sull'impugnatura del Trautonium si potevano suonare tre ottave,
e la tastiera stessa era munita di linguette spostabili per individuare
la posizione delle note sul nastro.
Naturalmente l'apparecchio era munito di interruttori per l'estensione
della tastiera e per la trasposizione ad ottave, ma l'innovazione più
interessante fu senz'altro l'introduzione di filtri attivi per il rinforzo
di alcune componenti armoniche.
Nel 1932 la Telefunken cominciò a costruire in serie un
modello perfezionato di Trautonium che venne presentato all'esposizione
radiofonica di Berlino dello stesso anno suscitando notevole interesse
trattandosi del primo strumento elettronico prodotto in serie in Europa.
Il Trautonium subì delle modifiche nel corso degli anni grazie
ad Oscar Sala. Allievo di Trautwein e virtuoso suonatore di Trautonium,
Sala arricchì lo strumento di una seconda voce e di un generatore
di rumore modulato capace di produrre diversi effetti ritmici.
Questa nuova versione fu chiamata Mixturtrautonium e presentata
a Berlino nel 1948.
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